lunedì 1 novembre 2010

Peut-être


Oui, peut-etre. Peut-etre j'ai parlé trop tôt.
Voilà Paris dans les dernier trois (ou quatre? Je ne sais plus) jours de mon point de vu. Littéralement.

martedì 26 ottobre 2010

Cronache parigine - 2

Un mese....
A me pare qualche giorno. Questo vuol dire che anche i prossimi tre mesi passeranno così veloce? Ho già il magone...

Che dire di questo mese?

Che il francese è facile da parlare... se non parli con un francese.

Che i rapporti a distanza con i genitori sono difficili da gestire almeno quanto quelli a vicinanza.


Che svegliarsi alla mattina è dura... ma l'idea di non dover andare al liceo e di essere a Parigi aiuta fortemente.

Che ogni giorno fa sempre più freddo, cazzo!

Che devo iniziare a imparare a cucinare qualcosa che non sia pasta.

Che la lavanderia a gettoni è facile da utilizzare... se la sai utilizzare.

Che fare la spesa non è il tuo forte, Leo.

Che stai conoscendo molte più persone di quante ti saresti mai aspettato.

Che i francesi quando vogliono far capire al loro governo che la risposta è NO, mandano in malora l'intera Francia.

Che Amsterdam non è poi così lontana da Parigi...

Che neanche Londra è così lontana da Parigi.

Che i mezzi di trasporto che hanno qui noi italiani ce li possiamo solo sognare.

Che Parigi è una città stupenda, ogni quartiere sembra una piccola città a parte, puoi passare le ore seduto al tavolo di un qualsiasi bar-brasserie senza che nessuno ti rompa le scatole (ancora mi ricordo quel simpatico proprietario di quel simpatico bar stracostoso che oltre a derubarci di parecchi denari per un mediocre panino, dopo mezz'ora ha iniziato a guardarci male e ad imprecare perché non ce ne andavamo - Roma 2007), in una giornata parli due o tre lingue, anche nello stesso discorso, o peggio, nella stessa frase, creando parecchia confusione sia a te che all'interlocutore. I tuoi amici ti mancano, casa tua pure, ma ti rendi conto che hai fatto la scelta giusta e se tornassi indietro la rifaresti ancora più convinto e motivato, e ringrazi ogni giorno chi ti ha permesso di poter intraprendere questa piccola avventura. 

Grazie a mamma e a papà, che malgrado le difficoltà a comunicare serenamente a causa di diverse concezioni della parola "comunicare", hanno reso possibile tutto questo.

Concludo anche con un bel grazie al cazzo al Liceo Linguistico G. Da Vigo che malgrado cinque anni di inculcamento forzato di francese non è riuscito ad insegnarmi a PARLARLO, il francese.

mercoledì 13 ottobre 2010

Dreams

Ieri mattina:
Mia madre si presenta a Parigi e inizia ad urlarmi addosso che non mi sveglio la mattina e salto scuola. Nel frattempo sento suonare la sveglia, ma per ripicca nei confronti di colei che mi mise al mondo, faccio finta di non sentirla e continuo a dormire. Risultato?
Mi sveglio alle 9 e mezza. Alle 10 ho lezione. Doccia-flash, corsa verso il bus, e arrivo a scuola con 20 minuti di ritardo.

Stamattina:
In viaggio verso Santa Margherita Ligure. Non ho resistito dal comprarmi un Iphone, ma durante il viaggio in bus/treno/metro l'ho perso. Quindi me ne sono comprato un altro, "stavolta me lo tengo ben stretto" mi sono detto, ma nel momento in cui scendo dal bus/treno/metro perdo pure quello, e nel frattempo il mio attuale telefono cade sfracellandosi. Mi dispero, cerco per terra l'iphone ma trovo solo la custodia del primo che avevo perso. Devo averlo lasciato sul bus/treno/metro, penso affranto, guardando ciò che rimane del mio obsoleto cellulare.
Mi sveglio: sono le 10 e 20. Troppo tardi.

Dannato inconscio.

domenica 3 ottobre 2010

Cronache parigine - 1

Perso nella ville lumière, oggi, non ho avuto belle sensazioni: giravo e rigiravo, guardandomi intorno, e pensavo a quanto dovevo essere buffo a vedersi.
Sembrava che stessi andando da qualche parte, che stessi cercando qualcosa, che avessi un appuntamento o comunque un obbiettivo... ma in realtà giravo e basta. Non sono capace di girare da solo. Di stare da solo sì, certo (la mia casetta è una manna dal cielo), ma non girare da solo. Devo avere un obbiettivo, un posto dove andare, o finisce che il giro si conclude con un ritorno prematuro a casa : missione fallita.
Stasera c'era la notte bianca. Che culo, potrebbe pensare qualcuno.
Che culo un cazzo.
Come fai a goderti la notte bianca in una città che non conosci e in cui non conosci nessuno? Ci metti un'ora per raggiungere la via che ti ha consigliato gente un po' più esperta da un altro continente, cerchi un bar dove cenare e poterti ubriacare, ma finisce che concluso il Croque monsieur, e conclusa la prima birra, ti rendi conto che ubriacarsi da solo ti condurrebbe solo ad una tristezza molesta ed alcolemica. Al ché inizi a pensare che, almeno, potresti provare a cercare un po' di hashish e finire la serata da qualche parte a svarionare, ma ovviamente Parigi è l'unica città europea tra quelle da me visitate, in cui i marrocchini non ti inseguono per strada cercando di rifilarti qualche sostanza. Perché pensandoci, qui i marrocchini ormai sono di terza o quarta generazione, e ambiscono a lavori un po' più gratificanti del pusher. Quindi a chi chiedere? Nel dubbio, a nessuno, per evitare figure di merda (mi viene in mente un film dove un preside di un liceo americano entra in una classe per annunciare l'arrivo di una nuova alunna proveniente dall'Africa, e la professoressa, rivolgendosi alla ragazza di colore in primo banco, scandendo bene le parole esclama "OH, BENVENUTA!". La ragazza, per tutta risposta: "Io vengo dal Michigan.". Non so se mi sono spiegato).
Deluso e amareggiato, capendo che la serata è ormai irrecuperabile, torni a casa canticchiando, senza neanche farlo apposta, il ritornello di una canzone che dice "I made a mistake, I made a mistake, what should I do? What should I do?". Dannato inconscio.

Sì, lo so: i primi tempi è dura.

lunedì 13 settembre 2010

Quando hai bisogno di scrivere...

... ma non sai cosa!
Quando hai bisogno di scrivere...
...ma non hai ispirazione.
Quando hai bisogno di scrivere...
... e finisci per non scrivere niente.
Quando hai bisogno di scrivere...
... e finisci per scrivere puttanate.
Quando hai bisogno di scrivere...
... ma hai così tante cose di cui potresti parlare, che alla fine non parli di nessuna di loro.

HO BISOGNO DI SCRIVERE.
E scriverò. Proviamoci.